Oltre alla trama e agli effetti speciali neppure le attrici si salvano secondo me.
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If Cats Disappeared From the World
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Un giorno come un altro, al nostro protagonista viene diagnosticato un tumore al cervello: non ha molto da vivere ormai. La sera stessa gli appare il diavolo davanti, ma non è rosso con le corna e forcone, ma una versione un po' bizzarra di se stesso. Gli propone uno scambio: un giorno di vita in più in cambio di qualcosa da far scomparire. Cominciano così a scomparire i cinema, gli orologi, i telefoni, fino a ché il diavolo non gli propone di far scomparire i gatti...
Ma come sarà il mondo senza questi oggetti? Una bellissima riflessione sulla vita e sull'importanza di cose che sembrano all'apparenza insignificanti...
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I tagli per motivi di tempo forse sono un po' troppi e la trama si incentra particolarmente solo su i due personaggi principali.
Al contrario di molti, non ho amato l'interpretazione di Suzu Hirose: ho trovato questa Kaori un po' irritante, ma visto che sono in minoranza, penso che sia stata un'impressione mia.
Nemmeno Kento Yamazaki ha brillato in questo live-action: nonostante di solito mi piaccia, in questo film, l'ho trovato un po' piatto.
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Riuscire a riassumere una trama così lunga e piena di eventi importanti in un live-action di due ore, è veramente un'impresa quasi impossibile.
Il risultato è un film abbastanza godibile e discreto con attori anche molto bravi, ma ben lontano dall'opera originale del maestro Mitsuru Adachi di cui consiglio vivamente la lettura.
Comunque anche questo film risulta interessante e non mi sento di scoraggiarne la visione.
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Kiseki: Sobito of That Day
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Tomorrow I Will Date With Yesterday’s You
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I Just Wanna Hug You
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Capolavoro su dittatura del Terrore Bianco a Taiwan, isteria anticomunista sconosciuta in occidente
Film ambientato a Taiwan durante il “Terrore Bianco”, cioè un periodo dittatoriale di folle isteria anticomunista instaurato da Chang Kai Shek ed il suo Partito Nazionalista nel 2° dopoguerra, subito dopo aver perso la guerra contro il Partito Comunista Cinese di Mao Ze Dong.In questo periodo ogni minimo sospetto di simpatia comunista poteva significare carcere se non condanna a morte.
Si poteva esser giustiziati senza processo, chiusi in un sacco e gettati nel mar della Cina anche solo per starsene sulle rive taiwanesi a scrutare la Cina oltremare, come mostrato in una delle scene iniziali del film.
Ma veniamo alla trama: due giovani sorelle in età scolare elementare tornano a casa da scuola in un piccolo villaggio per ufficiali militari. La casa, un tempo accogliente e serena, viene trovata dalle bambine totalmente a soqquadro e vuota. Alcuni ufficiali dell’esercito hanno arrestato i genitori sospettati di essere spie comuniste. Le due bambine vengono affidate ad un caro amico di famiglia, un misterioso e grigio burocrate dal volto sfregiato e dal passato misterioso. Il papà è un pilota dell’esercito di Taiwan, la sua bellissima moglie (Zhu Xuan) una modesta casalinga.
Dopo l’arresto il film srotola gli eventi a ritroso fino alla comprensione delle reali ragioni dell’arresto, fino a svelare sorprendenti segreti che inaspettati protagonisti tengono in serbo.
L’accusa che chiude in prigione i coniugi sembra causata da un volo non autorizzato in Cina del marito pilota per recuperare la sua primogenita.
Entra nel quartetto dei protagonisti anche la bellissima moglie di un anziano e importante ufficiale dell’esercito di Taiwan, fedelissimo di Chang Kai Shek. Donna bella quanto misteriosa. Nata da una famiglia dell’alta borghesia cinese, sposa inizialmente la causa della rivoluzione comunista, salvo poi finire in moglie ad un ufficiale reazionario per misteriose ragioni. Le vicende dei quattro personaggi si intrecciano dopo venti minuti di film ma vengono definitivamente disciolte solo nel finale a sorpresa.
Il film sorprende per l’eleganza con cui tratta un argomento difficile e tutt’altro che scontato (qui varrebbe la pena soffermarsi a riflettere sul perché un film del genere non sia stato tradotto in Italia) e per la maestria con cui il regista Taiwanese riesce a sciogliere eventi che inizialmente appaiono molto chiari ma si dimostrano fatalmente ingannevoli nel toccante finale a sorpresa.
Una dura critica al “Terrore bianco” sorta proprio dall’interno di Taiwan (il regista e parte della produzione sono taiwanesi) che giunge sconosciuta qui in occidente. Quale telegiornale, sito internet o documentario ha mai trattato l’argomento? Un motivo in più per vedere questa drammatica e commovente storia d’amore dal profondo significato sentimentale e storico.
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From Beijing With Love
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Risate a crepapelle per una strepitosa parodia 007 Made in Hong Kong
Se il genere comico demenziale Made in Hong Kong vi piace, se vi ha fatto ridere Shaolin Soccer, se Kung Fusion vi ha commosso e piegato in due dalle risate allo stesso tempo e state cercando qualcosa del genere, allora non vi resta che scavare all’indietro nella prolifica carriera di Stephen Chow (protagonista dei due succitati film) fino ad arrivare ad uno dei capolavori assoluti del genere, vale a dire “From Beijing with love”, parodia esplicita della serie britannica James Bond.Unica controindicazione per il pubblico italico: il film è una delle tantissime belle pellicole cinesi non tradotte in italiano. Tuttavia con una conoscenza basilare dell’inglese ci si può gustare il film seguendo i sottotitoli. Se non siete tipi da film sottotitolati potete comodamente uscire da questo sito e questa recensione, per voi ci sono quintali di commedie americane e chili di Vacanze di Natale ad aspettarvi.
Detto questo passiamo al sodo: Stephen Chow è un ex agente dei servizi segreti del Partito Comunista Cinese finito in disgrazia, ridotto a vendere carne di maiale al mercato. Tuttavia è in possesso di un coltello da carne dai poteri speciali, forgiato con un acciaio speciale.Stephen Chow: da macellaio ad agente segreto
Il corrotto direttore dei servizi segreti del Partito Comunista Cinese si impossessa indebitamente di parte di un preziosissimo reperto archeologico, la testa di un Tirannosaurus Rex. Per riuscire a rubare il prezioso reperto il funzionario si serve di una armatura invincibile frutto dei più avanzati studi tecnologici, un’armatura in stile Robocop.
Il funzionario, di comune accordo con la sua affascinante collaboratrice Anita Yuen Wing-yi (Miss Hong Kong 1990), costretto dall’iter burocratico a nominare un agente per le ricerche, richiama in servizio Stephen Chow, nella supposizione di trovare un facile avversario da eliminare.
Come accade in altri film del genere (vedi Kung Fusion), Stephen Chow da brocco diventa eroe e sfodera poteri sovrumani. La bond girl inizierà a subire il fascino dell’inaspettato eroe e sarà combattuta tra restare fedele al proprio capo oppure passare tra le braccia di Stephen Chow e venir considerata nemica della patria.
Nello scontro finale tra il funzionario versione "Robocop", Stephen Chow sfodererà il suo coltellaccio dall’acciaio miracoloso per uno scontro epico.
Il film punzecchia l’occidente, toglie quell’area di maestosità ad un certo filone narrativo. Allo stesso tempo prende in giro senza paura la corruzione degli apparati burocratici del Partito Comunista Cinese e di alcuni funzionari minori con la leggerezza e l'incisività di cui solo l’arte e l’ironia cinese possono essere capaci.
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Inaspettati cortocircuiti con l'Italia
Tre amici di infanzia e soci in affari nella gestione di un fallimentare ristorante HotPot ricavato in uno dei tanti rifugi antiatomici dismessi di Chongqing (retaggio della scampata guerra nucleare sino-sovietica), nel corso di lavori di ristrutturazione nel locale, sbucano per sbaglio nel bel mezzo di un caveau di una banca, trovandosi a portata di mano mazzette di contanti che li renderebbe ricchi sfondati, estinguendo, inoltre, i loro ingenti debiti e guai con la malavita.La tentazione è forte, specialmente quando i tre scoprono che nella banca lavora Yu Xiaohui (Bai Bai He - 白百何), una loro ex compagna di classe, innamorata di uno del trio, Liu Bo (Chén Kū - 陈坤) ai tempi del liceo.
Il terzetto cerca la collaborazione della ragazza che accetta volentieri, un po’ perché ancora cotta della sua vecchia fiamma adolescenziale, un po’ per rivincita contro un ambiente di lavoro ostile.
Tuttavia poco prima del colpo, Liu Bo desiste dall’intento criminale e rinuncia alla rapina ma l’incredibile coincidenza con un altro colpo progettato da rapinatori “professionisti” che irrompono in banca con le maschere di Xīyóujì 西游记 (Viaggio in occidente) e rapiscono come ostaggi dipendenti e clienti della banca, inclusa Yu Xiaohui, spingono Liubo ad intervenire per salvare la ragazza e, forse, per redimersi dal peccato di aver progettato il colpo o, addirittura, da un’esistenza fallimentare.
Che c’entra l’Italia?
Se si esclude la violenza sovraesposta nelle sparatorie “alla Tarantino”, chi ama il cinema italiano di Totò e la Commedia all’italiana, potrà notare alcune assonanze con “I soliti ignoti” di Monicelli o, meglio ancora “La banda degli onesti” di Totò e Peppino.
Il trio che butta giù la parete sbagliata e il belloccio della combriccola che cerca di sfruttare una onesta ragazza di buone maniere per i suoi illeciti interessi, salvo poi desistere dal colpo e salvare la donzella in pericolo tirandola fuori dal guaio combinato rimandano alla “Banda del buco” e al Gasmann dei “Soliti ignoti di Monicelli”.
Gli onesti cittadini che si trovano di fronte la peccaminosa tentazione di un colpo facile, facile salvo poi desistere all’ultimo, quando tutto era pronto, sembrano proprio il gruppetto di improvvisati falsari capeggiati da Totò e Peppino nella “Banda degli Onesti” di Camillo Mastrocinque.
Tutto questo potrebbe far sorgere un’assurda domanda … Ma vuoi vedere che Yang Qing (il regista) abbia visto qualche film italiano?
A suffragare quest'assurda ipotesi arrivano alcuni "Easter eggs": Liu Bo torna a casa sua in cerca della lettera ricevuta da Yu Xiaohui al liceo quando, come per magia, sulla parete della sua cameretta appare il poster della Nazionale Italiana Epoca mondiale Francia ‘98: Del Piero, Vieri, Roberto Baggio, Inzaghi e Dino Baggio fanno capolino alle spalle del protagonista.
Il nonno di Liu Bo se ne va in giro con con la maglia di Baggio di USA ‘94.
Un film dal ritmo serrato pieno di colpi di scena, il pubblico italiano ha qualche ragione in più rispetto agli altri per amarlo.
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Soulmate
Questo film mi ha parecchio stranito!All'inizio pensavo fosse una classica situazione già vista, ovvero due migliori amiche che litigano perché innamorate dello stesso uomo, e invece qui c'è molto altro!
Alla base del film c'è un rapporto di amicizia forte ma complicato di due ragazze molto diverse tra loro che sono cresciute insieme! Nel corso della vita i loro sogni e desideri si sono scontrati con la dura realtà della vita e come capita in questi casi, ne prendono atto e percorrono la strada che gli si pone davanti, con tutte le conseguenze del caso!
Una delle protagoniste è Ahn Mi-Son (Kim Da-Mi) che interpreta sempre un personaggio carismatico e fragile allo stesso tempo, una persona a cui la vita non ha regalato niente e perciò è sempre alla ricerca del suo posto nel mondo che spesso é avverso nei suoi confronti, l'altra è Go Ha-Eun (Jeon So-nee) che è la classica ragazza perfettina con poco carattere a cui però sta stretta la sua vita e cerca anche lei di trovare la sua strada, o soprattutto di cercare se stessa! Il fulcro della situazione poi ruota intorno a Ham Jin-Woo (Byun Woo Suk) a cui avrei dato una testata dall'inizio alla fine 😑, detto ciò non commento altro si di lui per non spoilerare niente ..
La mia preferita è Kim Da-Mi che dopo averla vista nella sua terza interpretazione, va finire nella vetta delle mie attrici coreane preferite perché ha un'espressività senza eguali, soprattutto calcolando che è giovanissima!
Il film in conclusione è molto crudo e mi ha lasciato tanta tristezza e amarezza, ma in ogni caso vale la pena essere guardato se avete due ore libere tra una la fine di una serie e l'altra.
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Questo film non è una semplice perla nascosta : è una intera collana di perle !
SHADOW del maestro cinese Zhang Yimou è una storia di intrighi di corte cosparsa di duelli ornati e vertiginosi, dalla forma così esorbitante da far apparire la pur ottima serie "Shogun" quasi un prodotto amatoriale (sto esagerando... ma fino a un certo punto).Sono passati quasi quarant'anni da quando i registi cinesi della Quinta Generazione, come Zhang e Chen Kaige hanno dato vita a un movimento di modernizzazione attraverso tecniche sperimentali ed espressione personale. Ma in tutto questo tempo, non c'è mai stato nulla di simile, una variazione della stilizzazione wuxia (film di arti marziali) con un radicato simbolismo Yin-Yang che si insinua nei personaggi, nei temi, nelle ambientazioni e nell'estetica del film.
La dinamica di buio e luce, femminile e maschile, passivo e attivo, nobiltà e contadini e, in questo caso, di reale e ombra, si ritrova nel design e nella storia di SHADOW. Ne imbeve ogni sequenza. Ogni personaggio è contrassegnato da un colore predominante che condivide somiglianze visive con il suo opposto, riconoscendo il rapporto duale Yin-Yang.
Come suggerisce il titolo è un intero film in scala di grigi. Un film affascinante che non smette mai di stupire con la sua trama di lealtà, tradimento e potere. E poi nel finale una coreografia di arti marziali che è poesia del corpo, estasi del movimento, perfezione del gesto.
In un'epoca in cui le aspettative per lo spettacolo sul grande schermo sono diminuite e i "contenuti" hanno sostituito il cinema, ci vuole un maestro per ricordarci ciò che è andato perduto.
Vedere per credere. Su PRIME
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Questa recensione può contenere spoiler
Ho trovato questo film per caso e la prima cosa che mi ha colpito è stato il nome, un nome che mi ha incuriosito e portato a voler vedere questo film a tutti i costi.Leggendo la trama si può ben capire che la storia non è una facile, è piena di situazioni sconvenienti ma, nonostante ciò, non mi aspettavo chissà quale finale, ho veramente pensato “cosa può mai succedere”. Beh…sbagliavo. Non credo di aver pianto così tanto da quando ho visto 20th Century Girl… Ne sono uscita distrutta, semplicemente distrutta.
Nonostante i miei infiniti pianti penso che questo film sia stupendo sotto tanti punti di vista ma una delle cose che più mi ha colpito e su cui ho più riflettuto è stato il modo in cui il titolo può essere interpretato.
Mi spiego, prima di iniziare il film avevo interpretato il titolo in una singola maniera, come se non potesse essere tanto profondo, ma in realtà mi sbagliavo. Durante il film si è potuto vedere bene come in realtà ci siano veramente tante definizioni di “man in love”.
Nella prima parte del film, “man in love” era rappresentato dal modo in cui A Cheng si era innamorato a prima vista di Wu e stava provando in tutte le maniere possibili di convincerla a uscire con lui; ho veramente amato il modo in cui ha provato a farla stare bene, le ha preso da mangiare e l’abbia aiutata con suo padre, infatti non a caso una delle mie scene preferite è proprio quella in cui A Cheng ha fatto di tutto per organizzare un degno funerale per il padre di Wu. Lì si è visto tantissimo il modo in cui lui tiene a lei e la ami sinceramente, anche lei se n’è resa conto.
In seguito, questa definizione di “man in love” è stata approfondita dalla loro relazione, con un amore così sincero e bello da far piangere. E mi è piaciuto tanto il modo in cui A Cheng abbia deciso di mettere fine al suo lavoro, perché alla fine neanche gli piaceva, lui non era quel tipo di persona e si vedeva.
Purtroppo dopo di ciò A Cheng ha fatto un grave errore, ossia fidarsi di quella vecchia bastarda, così ha preso tutti i soldi che erano rimasti a loro due e ha tentato l’impossibile.
Mi aspettavo finisse male ed è stato lì che la definizione di “man in love” ha avuto un cambiamento drastico rispetto a quello di prima. Infatti, dopo questo accaduto, la definizione di “man in love” è cambiata nel modo in cui ha scelto di usare cattive parole per esprimere un messaggio così profondo che non può essere capito se non lo si prova. Le ha fatto capire che lui non l’ha mai amata, quando in realtà quello che intendeva era che Wu non lo meritava, non meritava un uomo che non è stato in grado di fare del bene alla donna che ama con tutto se stesso. Si è fatto accecare e ha fatto una scelta terribile, non è affidabile e per questo non può stare con lei, perché lei non lo merita. Non merita una vita con un uomo così poco affidabile. Questo era quello che A Cheng intendeva con quelle parole ed è qui che il significato del titolo ha avuto una grande profondità.
Dopo di ciò, A Cheng è finito in prigione e dopo essere stato rilasciato il significato di “man in love” è cambiato nuovamente. Lì per lì, per A Cheng rimaneva solo il dovere di dover ridare Wu quello che le aveva tolto, quei soldi. L’ho visto così disperato, mi ha fatto scendere una lacrimuccia, per lui veramente era importante ridarle quei soldi.
In questa fase, ancora più importante è stato il modo in cui A Cheng, sapendo della sua malattia, ha pensato che dopo un padre morto non poteva aggiungere alla vita di Wu anche un compagno destinato a morire, sarebbe stato veramente ingiusto nei suoi confronti.
A Cheng ha pensato solo che Wu dovesse essere felice, meritava una vita così una volta per tutte. Infatti mi ha preso fin troppo la scena in cui lui la vede a cena con quel ragazzo che la trattava così bene, lei sorrideva e così come lei, anche A Cheng ha sorriso, con quel velo di dolore, in nome della felicità della ragazza; era un pò come se si sentisse sollevato dal fatto che almeno dopo la sua morte ci sarebbe stato qualcuno che la trattasse bene, meglio di quanto lui abbia fatto in precedenza. Lì non mi rimaneva altro che piangere.
Alla fine lei l’ha scoperto e si è compreso quanto lei lo amasse ancora, e così dal suo “non andare da nessuna parte”, la definizione di “man in love” ha avuto un ultimo significato in questo film. Da questo momento fino alla fine, per A Cheng l’importante era passare quel pò che gli rimaneva nella miglior maniera possibile, così da non pentirsi di nulla. L’unica cosa che poteva fare era renderla felice per un’ultima volta.
Dopodiché la sua anima si è spenta lasciandosi dietro una persona che merita tanto ma forse questo non tutti l’hanno compreso.
Mi ha veramente colpito la scena in cui A Cheng dice al padre di fare da padre a Wu, dopo che il suo era morto e anche lui sarebbe morto, a Wu non sarebbe rimasto veramente nulla, per questo l’unica cosa che potesse mai fare per lei era almeno darle quel padre che aveva perso, in modo che lei fosse più tranquilla.
Inutile dire che “man in love” mi è piaciuto veramente, è una bellissima storia che racconta tanto, mi dispiace sia così triste, i miei occhi ne sono usciti rossi e gonfi, ma posso dire che n’è valsa la pena.
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Apprezzabile
Prima di scoprire che esisteva anche una trasposizione cinematografica mi è capitato di vedere la versione anime (una decina di episodi in tutto). Il film ne ricalca fedelmente la trama, qualche scena - eliminabile - eliminata per questioni di tempo.Se devo dare un giudizio alla trama, gradevole la storia tra i protagonisti, mentre invece il fantasy che fa da background andava curato meglio, non si evince un chiaro senso logico, succedono delle cose ma resta un po' tutto buttato lì, senza grandi spiegazioni. Bravi e belli gli attori protagonisti, rispetto ai personaggi interpretati ho apprezzato molto la figura di kiyoka, mentre in Miyo ho riscontrato lo stesso, pesante difetto che presenta anche nella serie animata: troppo remissiva, il suo approccio risulta chiaro anche se non si prosta ogni cinque minuti scusandosi per ogni minima stupidata. Diciamo che il tratto è stato un po' esasperato, senza una reale necessità, anche perchè l'unico effetto ottenuto è quello di renderla un po' fastidiosa nei suoi piagnistei continui. Detto questo, ho apprezzato il film nella misura in cui avevo già ben chiara la vicenda. Va però detto che se non avessi visto prima l'anime, il solo trailer del film avrebbe generato aspettative davvero troppo elevate.
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