Tanta tensione, ma a volte un po' troppo infantile
Il drama è un adattamento di "The Case of Zhang Gong", di Da Feng Gua Guo, ed è un tipico esempio, se mai ce n’è uno, di come delle buone premesse, un’ottima cinematografia e delle ambientazioni non sontuose, ma realistiche e visivamente appaganti, unite alla convincente interpretazione di molti degli attori coinvolti, siano stati parzialmente sciupati da una sceneggiatura non completamente convincente perché a volte troppo infantile e caricaturale. O, meglio: si tratta di un drama pieno di complotti, enigmi e suspense, con soluzioni spesso un poco estreme, che occorre guardare staccando la spina alla parte critica del cervello per poterne godere appieno.
Dicevo: buone premesse. La storia parte bene, con un bel mistero da risolvere. Zhang Ping, povero orfano provinciale interpretato da un ottimo Song Wei Long, si reca nella capitale per gli esami di ammissione al servizio civile, con l’intento di seguire le orme di un investigatore autore di molti libri che oggi definiremmo gialli. Si picca di essere un retto paladino della giustizia e si comporta come il tipico elefante fra i cristalli. Inutile dire che combinerà più di un pasticcio, anche perché inizialmente è convinto che Lan Jue sia un delinquente.
Per contro, Lan Jue è un funzionario scampato alla morte nonostante sia figlio di un ministro giustiziato per tradimento. Farebbe quasi qualsiasi cosa per riabilitare il nome del padre e risolvere un tragico mistero di vent’anni prima. Il suo personaggio viene abbondantemente sviscerato, con tutte le sue contraddizioni: il suo desiderio di essere retto, contro la potente spinta a scoprire le vicende del passato e la riabilitazione del padre, formano un terreno fertile per scene emotivamente potenti e ben recitate. E l'interpretazione di Jing Bo Ran, in alcuni momenti languida e sensuale, è un vero piacere per gli occhi (specie coi capelli sciolti!).
Le vicende di questi due giovani, assieme a quelle di vari comprimari, verteranno intorno a quel fatidico periodo. E sono vicende molto intricate, in cui i vari casi giudiziari e il passato dei personaggi si intrecciano, sullo sfondo di una malvagia imperatrice vedova, tradimenti, eccidi e di un terribile segreto di palazzo. Dalla iniziale inimicizia e rivalità fra i due protagonisti si svilupperà man mano una bella amicizia.
Una cosa salta subito agli occhi: alcune sequenze, anche oniriche, che ricorrono durante il drama, sono visivamente allusive e appaganti, i colori sono spesso vivi ma non sgargianti, le scene, le transizioni sono gradevoli e catturano l’occhio dello spettatore, le soluzioni visive sono artistiche e gridano professionalità da ogni fotogramma. E, per il piacere delle orecchie, il commento musicale è molto azzeccato.
Le diverse investigazioni che vengono condotte sono anche abbastanza interessanti, ma vengono a volte risolte in maniera tale da non permettere allo spettatore di fare supposizioni informate, per cui si perde un po’ il piacere di cercare di indovinare. Il drama gioca con carte truccate, con molto uso di ipnotismo e incantesimi, portandoci decisamente nel reame del fantasy. Tutto sommato la prima metà della serie si lascia guardare più che piacevolmente, aiutata da una nutrita serie di bravi attori molto gradevoli alla vista, anche se talvolta alcune situazioni sono terribilmente esagerate e poco plausibili. Le cose però prendono una brutta piega passata la boa della metà della serie. Un paio di personaggi che avevano avuto parti importanti all’inizio scompaiono per parecchi episodi, riaffiorando solo in quello finale, per lasciare il posto a una new entry che si accaparrerà un sacco di schermo. La cosa è giustificata, ma non è bello nei confronti del pubblico inserire un personaggio di tale importanza così tardi, sbilancia la narrazione ed è un po’ come barare.
Soprattutto, ciò che infastidisce lo spettatore adulto è una gestione piuttosto infantile degli accadimenti. Se già era abbastanza evidente in principio, verso la fine è palese e manifesto: alcuni personaggi si comportano in maniera inverosimile e diverse volte capita di esclamare – ma no, dai, non faranno mica… - e puntualmente lo fanno! Personalmente sono stata molto irritata da situazioni pericolose completamente evitabili, da un’escalation finale poco credibile, dagli sbarellamenti di un big boss per certi versi davvero troppo sopra le righe, tanto da risultare inaccettabile nella sua apoteosi di vendetta contro una persona che diventa un eccidio di innocenti senza controllo. A che pro? La logica va a farsi un bagno troppo al largo, perfino per la testa di uno squilibrato.
Intendiamoci: la serie gode di una suspense potente, che ti prende per mano e ti trascina senza lasciarti via di fuga fino al finale, che è pure molto soddisfacente, solo che mentre ci arrivi ti trovi a imprecare perché inciampi qua e là in ostacoli che sarebbero stati magari evitabili se non avessero pestato così forte sul pedale dell’esagerazione e spettacolarizzazione. Certo che, allora, si sarebbe magari persa un po’ di tensione.
Se la completa logicità degli eventi per voi non è una priorità e se guardare uno spettacolo tensioattivo recitato da un nutrito cast di attori molto belli e anche bravi è quello che cercate, lo troverete qui, unito ad una cinematografia molto interessante e ad un commento musicale sul pezzo. Promosso ma, come diceva la mia maestra, poteva impegnarsi di più.
Dicevo: buone premesse. La storia parte bene, con un bel mistero da risolvere. Zhang Ping, povero orfano provinciale interpretato da un ottimo Song Wei Long, si reca nella capitale per gli esami di ammissione al servizio civile, con l’intento di seguire le orme di un investigatore autore di molti libri che oggi definiremmo gialli. Si picca di essere un retto paladino della giustizia e si comporta come il tipico elefante fra i cristalli. Inutile dire che combinerà più di un pasticcio, anche perché inizialmente è convinto che Lan Jue sia un delinquente.
Per contro, Lan Jue è un funzionario scampato alla morte nonostante sia figlio di un ministro giustiziato per tradimento. Farebbe quasi qualsiasi cosa per riabilitare il nome del padre e risolvere un tragico mistero di vent’anni prima. Il suo personaggio viene abbondantemente sviscerato, con tutte le sue contraddizioni: il suo desiderio di essere retto, contro la potente spinta a scoprire le vicende del passato e la riabilitazione del padre, formano un terreno fertile per scene emotivamente potenti e ben recitate. E l'interpretazione di Jing Bo Ran, in alcuni momenti languida e sensuale, è un vero piacere per gli occhi (specie coi capelli sciolti!).
Le vicende di questi due giovani, assieme a quelle di vari comprimari, verteranno intorno a quel fatidico periodo. E sono vicende molto intricate, in cui i vari casi giudiziari e il passato dei personaggi si intrecciano, sullo sfondo di una malvagia imperatrice vedova, tradimenti, eccidi e di un terribile segreto di palazzo. Dalla iniziale inimicizia e rivalità fra i due protagonisti si svilupperà man mano una bella amicizia.
Una cosa salta subito agli occhi: alcune sequenze, anche oniriche, che ricorrono durante il drama, sono visivamente allusive e appaganti, i colori sono spesso vivi ma non sgargianti, le scene, le transizioni sono gradevoli e catturano l’occhio dello spettatore, le soluzioni visive sono artistiche e gridano professionalità da ogni fotogramma. E, per il piacere delle orecchie, il commento musicale è molto azzeccato.
Le diverse investigazioni che vengono condotte sono anche abbastanza interessanti, ma vengono a volte risolte in maniera tale da non permettere allo spettatore di fare supposizioni informate, per cui si perde un po’ il piacere di cercare di indovinare. Il drama gioca con carte truccate, con molto uso di ipnotismo e incantesimi, portandoci decisamente nel reame del fantasy. Tutto sommato la prima metà della serie si lascia guardare più che piacevolmente, aiutata da una nutrita serie di bravi attori molto gradevoli alla vista, anche se talvolta alcune situazioni sono terribilmente esagerate e poco plausibili. Le cose però prendono una brutta piega passata la boa della metà della serie. Un paio di personaggi che avevano avuto parti importanti all’inizio scompaiono per parecchi episodi, riaffiorando solo in quello finale, per lasciare il posto a una new entry che si accaparrerà un sacco di schermo. La cosa è giustificata, ma non è bello nei confronti del pubblico inserire un personaggio di tale importanza così tardi, sbilancia la narrazione ed è un po’ come barare.
Soprattutto, ciò che infastidisce lo spettatore adulto è una gestione piuttosto infantile degli accadimenti. Se già era abbastanza evidente in principio, verso la fine è palese e manifesto: alcuni personaggi si comportano in maniera inverosimile e diverse volte capita di esclamare – ma no, dai, non faranno mica… - e puntualmente lo fanno! Personalmente sono stata molto irritata da situazioni pericolose completamente evitabili, da un’escalation finale poco credibile, dagli sbarellamenti di un big boss per certi versi davvero troppo sopra le righe, tanto da risultare inaccettabile nella sua apoteosi di vendetta contro una persona che diventa un eccidio di innocenti senza controllo. A che pro? La logica va a farsi un bagno troppo al largo, perfino per la testa di uno squilibrato.
Intendiamoci: la serie gode di una suspense potente, che ti prende per mano e ti trascina senza lasciarti via di fuga fino al finale, che è pure molto soddisfacente, solo che mentre ci arrivi ti trovi a imprecare perché inciampi qua e là in ostacoli che sarebbero stati magari evitabili se non avessero pestato così forte sul pedale dell’esagerazione e spettacolarizzazione. Certo che, allora, si sarebbe magari persa un po’ di tensione.
Se la completa logicità degli eventi per voi non è una priorità e se guardare uno spettacolo tensioattivo recitato da un nutrito cast di attori molto belli e anche bravi è quello che cercate, lo troverete qui, unito ad una cinematografia molto interessante e ad un commento musicale sul pezzo. Promosso ma, come diceva la mia maestra, poteva impegnarsi di più.
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