Un CEO con la fobia delle folle, firma un contratto matrimoniale con una povera ereditiera. (Fonte: DramaWiki) Modifica la Traduzione
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- Titolo Originale: 原来你是这样的顾先生
- Conosciuto Anche Come: Hello Mr. Gu
- Regista: Tian Shao Bo
- Sceneggiatore: Hu Hui
- Generi: Commedia, Romantico, Drama
Dove Guardare Ciao Mr. Gu
Cast & Ringraziamenti
- Chen Jing Ke Ruolo Principale
- Yan Zhi Chao Ruolo Principale
- Guo Yun QiZhou Zi XuanRuolo di Supporto
- Zhu Dan NiSu You XiaRuolo di Supporto
- Xin Rui QiJiang Jing XuanRuolo di Supporto
- Ding Jia WenZhang YinRuolo di Supporto
Recensioni
Dramma rom com divertente!
Un dramma classico romantico cinese con il CEO bello e a prima vista freddo e insensibile e lei una brava ragazza che studia e le prova di tutto per guadagnare soldi per pagare un debito che ha suo fratello.
Ambientato nel mondo del lavoro questa volta i fumetti.
Una unione di convenienza per tutti e due ma che poi si innamorano. Un bel amore e loro due dolcissimi.
Inizialmente un po' lenta ma coinvolgente e a tratti molto divertente.
Tutti gli ingredienti e i cliché delle rom com con un bel finale e che vale la pena vedere!
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Tanti cliché, moderatamente divertente
Hello Mr Gu è una commedia romantica in 30 episodi di circa 35 minuti ciascuno, comprese le sigle.Il lato positivo di questo drama è che si tratta di una commediola fresca e moderatamente divertente, molto ben recitata dalla coppia principale e con dei personaggi di contorno che, pur non essendo esattamente all’altezza dei protagonisti, lavorano comunque al di sopra del minimo edittale.
Il lato meno positivo è che si va avanti quasi esclusivamente per cliché triti e ritriti e tutto, compresi i rari colpi di scena, è sempre molto prevedibile. Si potrebbe soprassedere, se non fosse che, verso la fine, le cose cominciano a trascinarsi stancamente, mentre assistiamo al solito, indispensabile periodo di litigio e separazione che ammorba tante produzioni. Poteva essere questa l’eccezione? Certo che no! E, mentre i capricci e i comportamenti illogici dei protagonisti si moltiplicano a livello esponenziale, portando l’arte del malinteso a vette tali da svergognare l’Everest, diverse situazioni vengono lasciate appese senza alcuna conclusione, fino a convergere verso l’obbligatorio lieto fine.
Che dire… non è una brutta serie, affatto, al netto degli ultimi episodi un po’ tirati per i capelli. In realtà, l’intero drama poggia su situazioni al limite della credibilità e oltre, ma lo si accetta perché fa parte del genere. Certo, giunti alle ultime puntate, stanchezza e saturazione prendono un po’ il sopravvento.
L’abusato cliché del CEO ricco, scontroso e problematico, ma dal cuore d’oro, che si innamora della ragazza povera, viene sviscerato abbastanza bene. Tutto sommato le difficoltà che il nostro protagonista incontra per ottenere i finanziamenti necessari al suo progetto sono abbastanza realistici da non farci tirare i pomodori allo schermo, e la coppia principale ha una notevole affinità, nelle scene romantiche.
Allora perché, pur avendo guardato la serie con piacere, provo questo senso di insoddisfazione?
Forse perché i protagonisti principali sono caratterizzati un po’ troppo come macchiette. Lui ha una morbosa paura dei luoghi affollati, è pieno di sé, puntiglioso, meticoloso e maniaco del controllo, ma anche generoso e gentile. Lei è la tipica ragazzina dai mille problemi economici che farebbe (quasi) qualsiasi cosa per fare un po’ di soldi. Comprensibile, dato che è piena di debiti. Ma la sua caratterizzazione è decisamente troppo infantile per essere una laureanda. Queste donne di più di vent’anni che vengono fatte vestire e comportare come se ne avessero sedici alla fine diventano stucchevoli.
E così, anche se si ride, anche se la coppia principale ha una notevole affinità e le canzoncine sono gradevoli, quella che resta alla fine è la sensazione di aver sciupato un po’ il mio tempo.
Poi, però, ripensando all’ottima prova di Chen Jing Ke, che davvero riesce a farti dimenticare che sta recitando, non posso proprio bocciare questo lavoro, e quel che mi viene da pensare è che forse si tratti più che altro di un problema di target. Avendo quasi sessant’anni, l’amore dei ragazzini è un argomento che a volte mi lascia un po’ indifferente. Avessi quarant’anni di meno, probabilmente avrei dato il massimo dei voti.
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