Cliché, pochi mezzi e un ML ingessato
Una principessa di scarsa importanza viene data in sposa a un generale che non conosce e fugge il giorno delle nozze con l’intento di riuscire ad ottenere il divorzio. In una lontana città assume un’altra identità e conosce due uomini, anche loro sotto mentite spoglie, che finiranno per farle entrambi la corte. Si innestano nella vicenda conflitti fra regni nemici, una tratta di schiave, veleni, strane pratiche mediche, sacrifici, spie… tutto il pacchetto, insomma, compresa l’immancabile caduta dal dirupo e la perdita di memoria!
Il big boss è… boh, chi diavolo sia, cosa ci faccia lì e, soprattutto, perché alla fine sia stato sconfitto così facilmente – ferite dei duellanti a parte – me lo sto domandando ancora adesso. Spessore, zero. Non è neppure odioso, ma solo uno dei tanti personaggi secondari di scarso interesse che hanno popolato gli episodi. Fra tali personaggi secondari, spicca l’eccentrico dottore, davvero troppo, troppo sopra le righe, e in più con quella parrucca grigia su un viso troppo giovane. Boh. Se doveva far ridere non c’è riuscito.
Costumi e ambientazioni, pur in un contesto a budget probabilmente non troppo succulento, fanno doverosamente il loro lavoro, a patto di dimenticare che non vengono cambiati quasi mai. Il commento musicale spicca per la sua anonimità. I combattimenti sono abbastanza ridicoli, i voletti su e giù per i tetti potevano essere realizzati meglio (forse torniamo a questioni di budget?) ma, insomma, sopportabili.
Il trio degli attori principali mi vede divisa. Il protagonista, Li Jiu Lin, non mi è piaciuto per niente: poche espressioni e, molto spesso, uno sguardo fisso in un viso melenso mi hanno impedito di affezionarmi a lui. Perlomeno, sa baciare. Molto meglio il secondo violino, il giovanissimo Wu Cheng Xu, decisamente più vivace e soprattutto più comunicativo. Chi invece mi è piaciuta veramente tanto è la protagonista, Chen Fang Tong, che ha già una discreta carriera alle spalle. E’ stata espressiva il giusto, nel modo giusto, al momento giusto. Plausi.
Le interazioni fra i membri di questo triangolo amoroso sono state molto naturali e ben rappresentate, così come il rapporto di amichevole inimicizia fra i due maschi. Niente da dire, qui: questi tre insieme hanno funzionato davvero bene. Giova sottolineare come ci siano state diverse scene piuttosto osé, per i canoni di un drama cinese, tra cui addirittura una breve scena in cui sono in tre a letto. E poi, beh, diversi “momenti senza camicia” davvero apprezzabili.
Che dire, che dire… la storia in sé è terribilmente cliché e piena di buchi, procede in modo a tratti stentato e alla fine risulta anche un po’ noiosa. I colpi di scena sono talmente prevedibili che chiamarli colpi è ridicolo, al massimo sono spintarelle. L’unico forse vagamente imprevisto è quello degli ultimi secondi, che sembrerebbe far presagire una seconda serie. Non so se mai la faranno ma, nel caso, dubito che la guarderò.
Il big boss è… boh, chi diavolo sia, cosa ci faccia lì e, soprattutto, perché alla fine sia stato sconfitto così facilmente – ferite dei duellanti a parte – me lo sto domandando ancora adesso. Spessore, zero. Non è neppure odioso, ma solo uno dei tanti personaggi secondari di scarso interesse che hanno popolato gli episodi. Fra tali personaggi secondari, spicca l’eccentrico dottore, davvero troppo, troppo sopra le righe, e in più con quella parrucca grigia su un viso troppo giovane. Boh. Se doveva far ridere non c’è riuscito.
Costumi e ambientazioni, pur in un contesto a budget probabilmente non troppo succulento, fanno doverosamente il loro lavoro, a patto di dimenticare che non vengono cambiati quasi mai. Il commento musicale spicca per la sua anonimità. I combattimenti sono abbastanza ridicoli, i voletti su e giù per i tetti potevano essere realizzati meglio (forse torniamo a questioni di budget?) ma, insomma, sopportabili.
Il trio degli attori principali mi vede divisa. Il protagonista, Li Jiu Lin, non mi è piaciuto per niente: poche espressioni e, molto spesso, uno sguardo fisso in un viso melenso mi hanno impedito di affezionarmi a lui. Perlomeno, sa baciare. Molto meglio il secondo violino, il giovanissimo Wu Cheng Xu, decisamente più vivace e soprattutto più comunicativo. Chi invece mi è piaciuta veramente tanto è la protagonista, Chen Fang Tong, che ha già una discreta carriera alle spalle. E’ stata espressiva il giusto, nel modo giusto, al momento giusto. Plausi.
Le interazioni fra i membri di questo triangolo amoroso sono state molto naturali e ben rappresentate, così come il rapporto di amichevole inimicizia fra i due maschi. Niente da dire, qui: questi tre insieme hanno funzionato davvero bene. Giova sottolineare come ci siano state diverse scene piuttosto osé, per i canoni di un drama cinese, tra cui addirittura una breve scena in cui sono in tre a letto. E poi, beh, diversi “momenti senza camicia” davvero apprezzabili.
Che dire, che dire… la storia in sé è terribilmente cliché e piena di buchi, procede in modo a tratti stentato e alla fine risulta anche un po’ noiosa. I colpi di scena sono talmente prevedibili che chiamarli colpi è ridicolo, al massimo sono spintarelle. L’unico forse vagamente imprevisto è quello degli ultimi secondi, che sembrerebbe far presagire una seconda serie. Non so se mai la faranno ma, nel caso, dubito che la guarderò.
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