Lunga ma gradevole
In primis, 40 episodi da 45 minuti sono forse un po’ troppi per lo svolgimento della storia. Alcune situazioni diventano ripetitive, di altre si sarebbe potuto fare a meno, specie verso la fine, e così via. Non dico che dovessero confezionare il tutto in 30 episodi (ma forse sì!), ma di sicuro 35 sarebbero andati benissimo. Ci sono diversi colpi di scena, non tutti perfettamente prevedibili, ma rimangono un po’ diluiti all’interno di un racconto che procede a passo a tratti troppo lento. Alla lunga, si avverte un po’ di stanchezza e irritazione.
Le vicende si svolgono in un prestigioso studio legale, dove le donne, per poter fare carriera, devono essere sposate e possibilmente avere già un figlio. Al netto del palese sessismo, evidenziato ancor più dai beceri commenti dei legali senior (tutti maschi), il ragionamento della capintesta è che una donna incinta, dopo che hai investito tanto per addestrarla, ti fa perdere soldi perché si mette in maternità o magari se ne va… Qin Shi, una bravissima avvocata, viene spinta a farsi assumere con un certificato che attesta un suo falso matrimonio e perfino un figlio con Yang Hua, un piccolo genio della finanza che vive oltreoceano, all’oscuro di tutto. Tutto fila liscio finché il giovane non rientra in Cina. Dopo un incontro imbarazzante, e un inizio burrascoso, i due finiscono per mettersi d’accordo per continuare la farsa: lei, per continuare la sua carriera, lui per proteggersi da una madre particolarmente invadente. Da lì prende la mossa tutta una serie di vicende spesso divertenti, ma anche tristi, che ci portano all’interno delle storie familiari dei due e nei meandri degli accadimenti nello studio legale.
La storia si focalizza su diversi aspetti, primo fra tutti il bilanciamento fra la carriera e la vita privata, senza dimenticare problemi di etica applicata all’ambito legale. Problemi reali: si parte con l’idea di voler essere moralmente ineccepibili, ma se il cliente ti paga, è giusto difenderlo se il suo crimine è odioso? Se ti usa per ottenere un ingiusto vantaggio, per sfruttare i deboli, per favorirsi in una transazione commerciale? E se non accettando una piccola causa di questo tipo dovessi perdere un cliente molto importante? Molto, se non tutto, pare procedere per ricatto più o meno velato, in un continuo [i]do ut des[/i] che rende perfettamente l’idea dell’equazione [i]affari=nido di vipere.[/i] L’essere di buona famiglia e possedere conoscenze importanti pare, a tratti, avere molto più valore dell’essere effettivamente competenti.
Quando a questo turbolento calderone si aggiungono ingredienti scomodi, quali finti matrimoni, menzogne varie da difendere, ex fidanzati, gelosie assortite, vecchi nemici e compagnia cantando, la ricetta rischia di ribollire. L’incredibile capacità di Qin Shi nella dialettica la salva spesso sull’orlo del baratro, mentre l’abilità e la profonda conoscenza del mercato di Yang Hua sono spesso di notevole appoggio alle situazioni di lei. Ma Yang Hua cela un passato doloroso e, lungi dall’avere attualmente un lavoro prestigioso, è in realtà un trader casalingo, sia pure di successo.
Una nutrita serie di spalle e personaggi secondari vivacizza le vicende. Tao Jun Hui, un avvocato ex fidanzato di Qin Shi, pare non averla dimenticata, suscitando le ire della sua attuale fidanzata, che causerà non pochi problemi. Il fratello minore della protagonista, un mediocre gaudente, litiga continuamente con la moglie, in scenate francamente un po’ eccessive. Le famiglie della coppia principale hanno dinamiche complesse, che contribuiscono a dare alla storia un background abbastanza completo. Non manca, per la protagonista, una rivale in ufficio, ma Li Dai è un’antagonista molto leale, che avrà anche un ruolo di coscienza per Qin Shi.
Anche se non si tratta di un aspetto preponderante, la coppia principale viene esplorato parecchio. Di strada da fare ce n’è tanta: si parte da un finto matrimonio all’insaputa di Yang Hua, che non può che risentirsene. Il suo personaggio è apparentemente quello che potremmo definire un [i]tappetino[/i]: calmo e stoico in ogni occasione, nei suoi rapporti con la madre pare sempre sottomesso ma, in pratica, fa quello che può per affermare la propria libertà di scelta. Questa libertà gli viene offerta dal matrimonio con Qin Shi, e sarà quello il motivo che lo spingerà, in principio, ad accettare un contratto con lei. Ovviamente, dato che siamo in Dramaland, il rapporto si evolverà romanticamente. Scottato in passato da un tradimento in ambito lavorativo, che gli ha distrutto la carriera e i sogni di ragazzo, inizialmente Yang Hua non vuole saperne di trovarsi un lavoro in ambito finanziario, dove pure sarebbe in grado di fare scintille. Ma le cose col tempo cambieranno.
Qin Shi è cresciuta in una famiglia di divorziati. La cosa l’ha segnata profondamente e ne ha influenzato negativamente i rapporti sentimentali: doveva sposare Tao Jun Hui, avvocato di buona famiglia, ma la madre di lui non l’aveva accettata per il suo ambiente familiare. E’ una professionista molto abile nel suo lavoro, e si pone l’obiettivo di arrivare ai piani alti dello studio dove lavora per aiutare le donne e specialmente per eliminare la regola dell’obbligo di matrimonio per loro. Quella deve sparire! La sua storia familiare le impedisce di accettare l’idea di un matrimonio vero, pur accettandone uno di convenienza. Col tempo, e le giuste spinte, dovrà superare questo suo blocco emotivo.
Assisteremo pertanto ad uno sviluppo caratteriale piuttosto importante della coppia principale e anche di alcuni personaggi secondari, per cui da questo punto di vista mi sento di dare punteggio positivo. D’altronde molto spesso i personaggi iniziano con l’essere quasi insopportabili, addirittura macchiette, per poter poi evolvere durante la serie.
L’intreccio in generale, per quanto pieno di cliché e tipicamente “dramatico”, è ben congegnato e, nonostante la lentezza nel procedere, tutto sommato godibile, almeno fino agli ultimi episodi, che risultano ancor più forzati di alcune delle situazioni già molto improbabili viste in precedenza. Le motivazioni per l’obbligatoria crisi prima della riconciliazione, circostanza onnipresente nei drama, sono tutto sommato plausibili, ma non molto ben eseguite. Troppe coincidenze, ex che si riaffacciano a disturbare la coppia, e anche il finale vero e proprio è troppo improvviso e poco soddisfacente. Le conversioni improvvise sulla via di Damasco non sono mai molto plausibili, specie in uno studio legale, e il riavvicinamento della coppia è piuttosto piatto.
La recitazione degli attori è soddisfacente, pur senza exploit da parte di nessuno. Yang Mi è una brava attrice, ma personalmente la trovo poco espressiva. Xu Kai, per esigenze di copione, ha dovuto recitare buona parte del drama con un’aria apatica e inespressiva. Gli attori di contorno hanno fatto tutti il loro dovere, con menzione d’onore per Li Xiao Feng, che interpreta mirabilmente la cognata di Qin Shi. Comparto promosso, ma senza particolari guizzi.
Le musiche sono gradevoli ma senza essere fenomenali e le canzoni, se pur piacevoli, sono ripetute talmente spesso da determinare un po’ di noia. Gli abiti sono generalmente belli, specialmente quelli femminili, anche se risultano a volte poco consoni all’ambiente lavorativo di un affermato studio legale: spesso vediamo gonne e pantaloni decisamente troppo corti o, al contrario, alcune mise più adatte a situazioni decisamente diverse. Non posso poi tacere di aver notato l’eccessiva magrezza di Yang Mi, le cui gambe sono quasi scheletriche. In Cina devono avere una strana idea di cosa costituisca l’essere belli.
In sunto, è un’opera un po’ lenta, non esente da difetti, ma in generale non priva di guizzi divertenti, di suggerimenti morali e di aneliti di femminismo. Tutto sommato si tratta di una visione piacevole, esperienza che non ripeterei (raramente lo faccio), ma che non sono pentita d’aver fatto.
Consigliato a chi ama le commedie non troppo romantiche e non si lascia scoraggiare da un approccio piuttosto lento.
Le vicende si svolgono in un prestigioso studio legale, dove le donne, per poter fare carriera, devono essere sposate e possibilmente avere già un figlio. Al netto del palese sessismo, evidenziato ancor più dai beceri commenti dei legali senior (tutti maschi), il ragionamento della capintesta è che una donna incinta, dopo che hai investito tanto per addestrarla, ti fa perdere soldi perché si mette in maternità o magari se ne va… Qin Shi, una bravissima avvocata, viene spinta a farsi assumere con un certificato che attesta un suo falso matrimonio e perfino un figlio con Yang Hua, un piccolo genio della finanza che vive oltreoceano, all’oscuro di tutto. Tutto fila liscio finché il giovane non rientra in Cina. Dopo un incontro imbarazzante, e un inizio burrascoso, i due finiscono per mettersi d’accordo per continuare la farsa: lei, per continuare la sua carriera, lui per proteggersi da una madre particolarmente invadente. Da lì prende la mossa tutta una serie di vicende spesso divertenti, ma anche tristi, che ci portano all’interno delle storie familiari dei due e nei meandri degli accadimenti nello studio legale.
La storia si focalizza su diversi aspetti, primo fra tutti il bilanciamento fra la carriera e la vita privata, senza dimenticare problemi di etica applicata all’ambito legale. Problemi reali: si parte con l’idea di voler essere moralmente ineccepibili, ma se il cliente ti paga, è giusto difenderlo se il suo crimine è odioso? Se ti usa per ottenere un ingiusto vantaggio, per sfruttare i deboli, per favorirsi in una transazione commerciale? E se non accettando una piccola causa di questo tipo dovessi perdere un cliente molto importante? Molto, se non tutto, pare procedere per ricatto più o meno velato, in un continuo [i]do ut des[/i] che rende perfettamente l’idea dell’equazione [i]affari=nido di vipere.[/i] L’essere di buona famiglia e possedere conoscenze importanti pare, a tratti, avere molto più valore dell’essere effettivamente competenti.
Quando a questo turbolento calderone si aggiungono ingredienti scomodi, quali finti matrimoni, menzogne varie da difendere, ex fidanzati, gelosie assortite, vecchi nemici e compagnia cantando, la ricetta rischia di ribollire. L’incredibile capacità di Qin Shi nella dialettica la salva spesso sull’orlo del baratro, mentre l’abilità e la profonda conoscenza del mercato di Yang Hua sono spesso di notevole appoggio alle situazioni di lei. Ma Yang Hua cela un passato doloroso e, lungi dall’avere attualmente un lavoro prestigioso, è in realtà un trader casalingo, sia pure di successo.
Una nutrita serie di spalle e personaggi secondari vivacizza le vicende. Tao Jun Hui, un avvocato ex fidanzato di Qin Shi, pare non averla dimenticata, suscitando le ire della sua attuale fidanzata, che causerà non pochi problemi. Il fratello minore della protagonista, un mediocre gaudente, litiga continuamente con la moglie, in scenate francamente un po’ eccessive. Le famiglie della coppia principale hanno dinamiche complesse, che contribuiscono a dare alla storia un background abbastanza completo. Non manca, per la protagonista, una rivale in ufficio, ma Li Dai è un’antagonista molto leale, che avrà anche un ruolo di coscienza per Qin Shi.
Anche se non si tratta di un aspetto preponderante, la coppia principale viene esplorato parecchio. Di strada da fare ce n’è tanta: si parte da un finto matrimonio all’insaputa di Yang Hua, che non può che risentirsene. Il suo personaggio è apparentemente quello che potremmo definire un [i]tappetino[/i]: calmo e stoico in ogni occasione, nei suoi rapporti con la madre pare sempre sottomesso ma, in pratica, fa quello che può per affermare la propria libertà di scelta. Questa libertà gli viene offerta dal matrimonio con Qin Shi, e sarà quello il motivo che lo spingerà, in principio, ad accettare un contratto con lei. Ovviamente, dato che siamo in Dramaland, il rapporto si evolverà romanticamente. Scottato in passato da un tradimento in ambito lavorativo, che gli ha distrutto la carriera e i sogni di ragazzo, inizialmente Yang Hua non vuole saperne di trovarsi un lavoro in ambito finanziario, dove pure sarebbe in grado di fare scintille. Ma le cose col tempo cambieranno.
Qin Shi è cresciuta in una famiglia di divorziati. La cosa l’ha segnata profondamente e ne ha influenzato negativamente i rapporti sentimentali: doveva sposare Tao Jun Hui, avvocato di buona famiglia, ma la madre di lui non l’aveva accettata per il suo ambiente familiare. E’ una professionista molto abile nel suo lavoro, e si pone l’obiettivo di arrivare ai piani alti dello studio dove lavora per aiutare le donne e specialmente per eliminare la regola dell’obbligo di matrimonio per loro. Quella deve sparire! La sua storia familiare le impedisce di accettare l’idea di un matrimonio vero, pur accettandone uno di convenienza. Col tempo, e le giuste spinte, dovrà superare questo suo blocco emotivo.
Assisteremo pertanto ad uno sviluppo caratteriale piuttosto importante della coppia principale e anche di alcuni personaggi secondari, per cui da questo punto di vista mi sento di dare punteggio positivo. D’altronde molto spesso i personaggi iniziano con l’essere quasi insopportabili, addirittura macchiette, per poter poi evolvere durante la serie.
L’intreccio in generale, per quanto pieno di cliché e tipicamente “dramatico”, è ben congegnato e, nonostante la lentezza nel procedere, tutto sommato godibile, almeno fino agli ultimi episodi, che risultano ancor più forzati di alcune delle situazioni già molto improbabili viste in precedenza. Le motivazioni per l’obbligatoria crisi prima della riconciliazione, circostanza onnipresente nei drama, sono tutto sommato plausibili, ma non molto ben eseguite. Troppe coincidenze, ex che si riaffacciano a disturbare la coppia, e anche il finale vero e proprio è troppo improvviso e poco soddisfacente. Le conversioni improvvise sulla via di Damasco non sono mai molto plausibili, specie in uno studio legale, e il riavvicinamento della coppia è piuttosto piatto.
La recitazione degli attori è soddisfacente, pur senza exploit da parte di nessuno. Yang Mi è una brava attrice, ma personalmente la trovo poco espressiva. Xu Kai, per esigenze di copione, ha dovuto recitare buona parte del drama con un’aria apatica e inespressiva. Gli attori di contorno hanno fatto tutti il loro dovere, con menzione d’onore per Li Xiao Feng, che interpreta mirabilmente la cognata di Qin Shi. Comparto promosso, ma senza particolari guizzi.
Le musiche sono gradevoli ma senza essere fenomenali e le canzoni, se pur piacevoli, sono ripetute talmente spesso da determinare un po’ di noia. Gli abiti sono generalmente belli, specialmente quelli femminili, anche se risultano a volte poco consoni all’ambiente lavorativo di un affermato studio legale: spesso vediamo gonne e pantaloni decisamente troppo corti o, al contrario, alcune mise più adatte a situazioni decisamente diverse. Non posso poi tacere di aver notato l’eccessiva magrezza di Yang Mi, le cui gambe sono quasi scheletriche. In Cina devono avere una strana idea di cosa costituisca l’essere belli.
In sunto, è un’opera un po’ lenta, non esente da difetti, ma in generale non priva di guizzi divertenti, di suggerimenti morali e di aneliti di femminismo. Tutto sommato si tratta di una visione piacevole, esperienza che non ripeterei (raramente lo faccio), ma che non sono pentita d’aver fatto.
Consigliato a chi ama le commedie non troppo romantiche e non si lascia scoraggiare da un approccio piuttosto lento.
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