In sunto: una commedia leggerissima e divertente, che procede per cliché, ma ben recitata e con un buon ritmo.
Elaboriamo: Siamo nell’abusato reame della commedia in ambito aziendale, che procede per mezzo di scambi di identità, falsi fidanzamenti che diventano veri e innamoramenti tra persone di diversa estrazione sociale. Le giovani generazioni vorrebbero trovare l’anima gemella in base all’amore, ostacolate da genitori e nonni, che insistono a spedirle ad appuntamenti al buio e cercano di sposare società piuttosto che persone.
Non c’è assolutamente nulla di originale in questa romcom, ma non per questo è un’opera da buttar via, anzi. Se la storia in sé è quanto di più trito e ritrito si possa immaginare, il modo in cui è stata concepita e recitata la rende comunque gradevole, a patto di non cercarvi significati profondissimi. E’ una di quelle opere con inserimento di buffe figurine, suoni divertenti, sottotitoli, e così via: una serie leggera, da guardare per divertimento coi neuroni in stato di placido riposo, magari tra due drama un po’ più impegnativi, per allentare la tensione. Ci sono alcuni momenti veramente spassosi: in uno dei primi episodi ricordo un inseguimento all’interno dei vari piani di un edificio che ha rischiato di mandarmi in crisi respiratoria.
Ma non di solo divertimento si parla: una grande importanza è riservata ai rapporti interpersonali, al valore dell’amicizia, dei legami familiari, della solidarietà fra colleghi.
Però poi, alla fine, si torna sempre al fattore umoristico. E se si ammira l’impegno lavorativo di Shin Ha Ri, votata alla realizzazione di manicaretti da commercializzare sotto forma di piatti istantanei, a maggior ragione si apprezza la compostezza di Cha Sung Hoon, serissimo segretario del protagonista Kang Tae Moo, giovanissimo presidente maniaco del lavoro, nipote del capintesta Kang Da Goo, che non vede l’ora di avere dei nipotini…
Peccato che, nella grande famiglia della Go Food, industria alimentare intorno alla quale gravitano quasi tutti i personaggi, le giovani leve abbiano idee proprie. Così quando il giovane presidente Kang Tae Moo, interpretato da un ottimo Ahn Hyo Seop, viene mandato all’ennesimo appuntamento al buio organizzatogli dal nonno prepotente, stufo di perdere tempo in cose che giudica inutili, decide che sposerà la prima che gli si presenterà davanti. Dovrebbe trattarsi di Jin Young Seo senonché, anch’ella, stufa di questi laccioli, manda al suo posto l’amica Shin Ha Ri, perché mandi tutto all’aria. Il presidente della Go Food non ne vuole sapere di mollare quella che non sa essere una sua impiegata, per quante follie faccia. E da lì cominciano gli spassosissimi guai.
Ripetiamolo ancora: è una commedia, per cui molto spazio è affidato ad attori e caratteristi dalla mimica a volte volutamente esagerata. Allo stesso Lee Deok Hwa, che interpreta il nonno del protagonista, e che nel panorama coreano è praticamente un’istituzione, è affidata una parte piuttosto spassosa. La protagonista, una bravissima Kim Se Jeong, sa farsi apprezzare sia nei momenti drammatici che in quelli comici, dove sfodera smorfie molto divertenti. Ma il protagonista maschile, Ahn Hyo Seop, è sempre misurato, grazie anche al suo personaggio molto riservato che è, poi, quello che compie il maggior percorso di crescita. Il nostro passerà dall’essere un mezzo tiranno narcisista, restio a sprecare cinque minuti, ad un perfetto innamorato, tenero e generoso nei confronti di molti.
La commedia procede ad un ritmo abbastanza sostenuto, subendo solo un po’ di rallentamento negli ultimi due/tre episodi, ma che non va ad inficiare troppo il fattore divertimento. Le musiche sono adatte allo spettacolo, non terribili ma, sinceramente, neanche eccezionali: nella media. Per quanto riguarda i costumi, diciamo che, essendo alcuni personaggi molto ricchi, le donne sono vestite molto bene e gli uomini… beh, alti, mori e con vestito tre pezzi. Detto tutto no?
L’ultimo episodio è, per certi versi, forse un po’ affrettato, e per altri un po’ lento, ma in definitiva tutti i santi finiscono in gloria e si glissa sulla sigla finale con soddisfazione e un sorriso stampato in volto. Cosa chiedere di più?
Elaboriamo: Siamo nell’abusato reame della commedia in ambito aziendale, che procede per mezzo di scambi di identità, falsi fidanzamenti che diventano veri e innamoramenti tra persone di diversa estrazione sociale. Le giovani generazioni vorrebbero trovare l’anima gemella in base all’amore, ostacolate da genitori e nonni, che insistono a spedirle ad appuntamenti al buio e cercano di sposare società piuttosto che persone.
Non c’è assolutamente nulla di originale in questa romcom, ma non per questo è un’opera da buttar via, anzi. Se la storia in sé è quanto di più trito e ritrito si possa immaginare, il modo in cui è stata concepita e recitata la rende comunque gradevole, a patto di non cercarvi significati profondissimi. E’ una di quelle opere con inserimento di buffe figurine, suoni divertenti, sottotitoli, e così via: una serie leggera, da guardare per divertimento coi neuroni in stato di placido riposo, magari tra due drama un po’ più impegnativi, per allentare la tensione. Ci sono alcuni momenti veramente spassosi: in uno dei primi episodi ricordo un inseguimento all’interno dei vari piani di un edificio che ha rischiato di mandarmi in crisi respiratoria.
Ma non di solo divertimento si parla: una grande importanza è riservata ai rapporti interpersonali, al valore dell’amicizia, dei legami familiari, della solidarietà fra colleghi.
Però poi, alla fine, si torna sempre al fattore umoristico. E se si ammira l’impegno lavorativo di Shin Ha Ri, votata alla realizzazione di manicaretti da commercializzare sotto forma di piatti istantanei, a maggior ragione si apprezza la compostezza di Cha Sung Hoon, serissimo segretario del protagonista Kang Tae Moo, giovanissimo presidente maniaco del lavoro, nipote del capintesta Kang Da Goo, che non vede l’ora di avere dei nipotini…
Peccato che, nella grande famiglia della Go Food, industria alimentare intorno alla quale gravitano quasi tutti i personaggi, le giovani leve abbiano idee proprie. Così quando il giovane presidente Kang Tae Moo, interpretato da un ottimo Ahn Hyo Seop, viene mandato all’ennesimo appuntamento al buio organizzatogli dal nonno prepotente, stufo di perdere tempo in cose che giudica inutili, decide che sposerà la prima che gli si presenterà davanti. Dovrebbe trattarsi di Jin Young Seo senonché, anch’ella, stufa di questi laccioli, manda al suo posto l’amica Shin Ha Ri, perché mandi tutto all’aria. Il presidente della Go Food non ne vuole sapere di mollare quella che non sa essere una sua impiegata, per quante follie faccia. E da lì cominciano gli spassosissimi guai.
Ripetiamolo ancora: è una commedia, per cui molto spazio è affidato ad attori e caratteristi dalla mimica a volte volutamente esagerata. Allo stesso Lee Deok Hwa, che interpreta il nonno del protagonista, e che nel panorama coreano è praticamente un’istituzione, è affidata una parte piuttosto spassosa. La protagonista, una bravissima Kim Se Jeong, sa farsi apprezzare sia nei momenti drammatici che in quelli comici, dove sfodera smorfie molto divertenti. Ma il protagonista maschile, Ahn Hyo Seop, è sempre misurato, grazie anche al suo personaggio molto riservato che è, poi, quello che compie il maggior percorso di crescita. Il nostro passerà dall’essere un mezzo tiranno narcisista, restio a sprecare cinque minuti, ad un perfetto innamorato, tenero e generoso nei confronti di molti.
La commedia procede ad un ritmo abbastanza sostenuto, subendo solo un po’ di rallentamento negli ultimi due/tre episodi, ma che non va ad inficiare troppo il fattore divertimento. Le musiche sono adatte allo spettacolo, non terribili ma, sinceramente, neanche eccezionali: nella media. Per quanto riguarda i costumi, diciamo che, essendo alcuni personaggi molto ricchi, le donne sono vestite molto bene e gli uomini… beh, alti, mori e con vestito tre pezzi. Detto tutto no?
L’ultimo episodio è, per certi versi, forse un po’ affrettato, e per altri un po’ lento, ma in definitiva tutti i santi finiscono in gloria e si glissa sulla sigla finale con soddisfazione e un sorriso stampato in volto. Cosa chiedere di più?
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