A mente fredda ne vedi i difetti
Signal è un k-drama del 2016 di stampo poliziesco/fantascientifico, in cui un profiler dal passato doloroso trova nel presente il walkie talkie di un poliziotto scomparso molti anni prima e, incredibilmente, parla con costui di casi irrisolti nel passato, cercando di risolverli, con risvolti anche pesanti nel presente.
E’ un drama con tanti punti positivi, ma anche diversi negativi.
Positivi:
- La tensione.
Ci sono pochi momenti di stanca, di solito perché stanno facendo un flash back. Le indagini sono serrate, e concatenate tra di loro. I colpi di scena abbondano. La storia in sé è molto appassionante.
- La cinematografia.
L’azione si svolge in un continuo ping pong tra il passato e il presente. Sarebbe difficile seguire le linee temporali, ma il passato ha un filtro molto più giallo e le figure leggermente allungate, là dove il presente vira al blu. Le transizioni sono spesso improvvise, magistrali.
- Gli attori.
Lee Je Hoon, che interpreta Park Hae Young, il poliziotto profiler nel presente, è un attore coi controfiocchi. La sua interpretazione è stata fenomenale. Jo Jin Woong, cui hanno affidato la parte di Lee Jae Han, il poliziotto del passato, ha saputo dar vita a un personaggio dolente, ma deciso. Kim Hye Soo, che interpreta Cha Soo Hyun, una poliziotta innamorata di Lee Jae Han, ha avuto molti alti e alcuni bassi, alternando momenti da oscar a scene poco convincenti, forse a causa degli occhioni perennemente spalancati che, alla lunga, diventano poco espressivi. Ma le scene in cui viene rapita sono qualcosa di veramente sublime. Non oso pensare come possa essersi immedesimata per recitare così: da brivido. Jang Hyun Sung riesce a farsi detestare nella sua interpretazione del cattivo di turno, talmente odioso da rasentare il disgusto. Ottimo lavoro! Ma anche tutti i vari comprimari e secondari hanno fatto un lavoro coi fiocchi, bisogna veramente applaudire il cast in toto.
- La colonna sonora.
Molto belle e dolenti opening e ending, nonché le musiche di background, non invadenti ma ben correlate alle scene.
Negativi:
- I poliziotti.
Diciamo che in una specifica stazione di polizia ci sono solo un paio di poliziotti onesti e lavoratori, tutti gli altri sono pigri o incapaci, disonesti, venduti, addirittura criminali. Sembra che tutte le indagini siano pilotate in modo da dare all’immagine della polizia (e agli affari di un certo politico) il minor fastidio possibile. Alla lunga la situazione genera fastidio, è poco credibile, suvvia.
- Il walkie-talkie.
Non ci viene minimamente spiegato il funzionamento dell’apparecchio, che sarebbe rotto ma funziona senza pile e mette in contatto due persone separate da 15 anni. E lo stesso uso che se ne fa a volte è poco determinante, lo spettatore freme sulla sedia esclamando: ‘ma digli questo, ma fai quest’altro, ma perché non gli dici…’ e così via. Un oggetto con potenzialità così enormi sembra essere sottoutilizzato.
- I comportamenti poco logici.
Vabbeh, siamo in dramaland, non sarebbe nemmeno da dire. Citatemene uno che proceda con logica perfetta da parte di tutti i personaggi dall’inizio alla fine, che vado a vederlo subito.
- Il finale.
Senza fare spoiler, l’ultimo episodio è piuttosto confuso e il finale è aperto. Sono passati diversi anni, quindi difficilmente ci sarà un sequel, e l’impressione che ho avuto è che comunque non fosse previsto.
Il fatto è che un drama non è quantificabile in termini di punteggi positivi e negativi. Puoi ripensarci a mente più fredda, e trovarci a posteriori tanti difetti che, mentre lo guardavi, stavano in secondo piano o proprio non percepivi, perché eri troppo impegnata a goderti l’ottima interpretazione degli attori. Mentre lo guardavi eri completamente assorta nella concatenazione degli eventi, presa dall’azione, assorbita dalle indagini, arrabbiata coi corrotti, e così via. Questo è il valore dell’intrattenimento. D’altro canto, il fatto che si insista così tanto sulla corruzione della polizia e sulla denuncia dell’ingiustizia che vede ricchi e potenti cavarsela sempre qualsiasi nefandezza compiano, ha un valore intrinseco. Anzi, ci dicono chiaramente che non solo i potenti se la cavano, ma che incastrano al loro posto qualche poveraccio che non ha soldi, amicizie e potere. E la cosa ci da tanto fastidio, sì. Forse perché magari è la verità?
E’ un drama con tanti punti positivi, ma anche diversi negativi.
Positivi:
- La tensione.
Ci sono pochi momenti di stanca, di solito perché stanno facendo un flash back. Le indagini sono serrate, e concatenate tra di loro. I colpi di scena abbondano. La storia in sé è molto appassionante.
- La cinematografia.
L’azione si svolge in un continuo ping pong tra il passato e il presente. Sarebbe difficile seguire le linee temporali, ma il passato ha un filtro molto più giallo e le figure leggermente allungate, là dove il presente vira al blu. Le transizioni sono spesso improvvise, magistrali.
- Gli attori.
Lee Je Hoon, che interpreta Park Hae Young, il poliziotto profiler nel presente, è un attore coi controfiocchi. La sua interpretazione è stata fenomenale. Jo Jin Woong, cui hanno affidato la parte di Lee Jae Han, il poliziotto del passato, ha saputo dar vita a un personaggio dolente, ma deciso. Kim Hye Soo, che interpreta Cha Soo Hyun, una poliziotta innamorata di Lee Jae Han, ha avuto molti alti e alcuni bassi, alternando momenti da oscar a scene poco convincenti, forse a causa degli occhioni perennemente spalancati che, alla lunga, diventano poco espressivi. Ma le scene in cui viene rapita sono qualcosa di veramente sublime. Non oso pensare come possa essersi immedesimata per recitare così: da brivido. Jang Hyun Sung riesce a farsi detestare nella sua interpretazione del cattivo di turno, talmente odioso da rasentare il disgusto. Ottimo lavoro! Ma anche tutti i vari comprimari e secondari hanno fatto un lavoro coi fiocchi, bisogna veramente applaudire il cast in toto.
- La colonna sonora.
Molto belle e dolenti opening e ending, nonché le musiche di background, non invadenti ma ben correlate alle scene.
Negativi:
- I poliziotti.
Diciamo che in una specifica stazione di polizia ci sono solo un paio di poliziotti onesti e lavoratori, tutti gli altri sono pigri o incapaci, disonesti, venduti, addirittura criminali. Sembra che tutte le indagini siano pilotate in modo da dare all’immagine della polizia (e agli affari di un certo politico) il minor fastidio possibile. Alla lunga la situazione genera fastidio, è poco credibile, suvvia.
- Il walkie-talkie.
Non ci viene minimamente spiegato il funzionamento dell’apparecchio, che sarebbe rotto ma funziona senza pile e mette in contatto due persone separate da 15 anni. E lo stesso uso che se ne fa a volte è poco determinante, lo spettatore freme sulla sedia esclamando: ‘ma digli questo, ma fai quest’altro, ma perché non gli dici…’ e così via. Un oggetto con potenzialità così enormi sembra essere sottoutilizzato.
- I comportamenti poco logici.
Vabbeh, siamo in dramaland, non sarebbe nemmeno da dire. Citatemene uno che proceda con logica perfetta da parte di tutti i personaggi dall’inizio alla fine, che vado a vederlo subito.
- Il finale.
Senza fare spoiler, l’ultimo episodio è piuttosto confuso e il finale è aperto. Sono passati diversi anni, quindi difficilmente ci sarà un sequel, e l’impressione che ho avuto è che comunque non fosse previsto.
Il fatto è che un drama non è quantificabile in termini di punteggi positivi e negativi. Puoi ripensarci a mente più fredda, e trovarci a posteriori tanti difetti che, mentre lo guardavi, stavano in secondo piano o proprio non percepivi, perché eri troppo impegnata a goderti l’ottima interpretazione degli attori. Mentre lo guardavi eri completamente assorta nella concatenazione degli eventi, presa dall’azione, assorbita dalle indagini, arrabbiata coi corrotti, e così via. Questo è il valore dell’intrattenimento. D’altro canto, il fatto che si insista così tanto sulla corruzione della polizia e sulla denuncia dell’ingiustizia che vede ricchi e potenti cavarsela sempre qualsiasi nefandezza compiano, ha un valore intrinseco. Anzi, ci dicono chiaramente che non solo i potenti se la cavano, ma che incastrano al loro posto qualche poveraccio che non ha soldi, amicizie e potere. E la cosa ci da tanto fastidio, sì. Forse perché magari è la verità?
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