Questa recensione può contenere spoiler
Un cast sprecato per un drama piatto e superfluo
Quando ho letto di questo drama poco prima che iniziasse ad andare in onda, qualche perplessità già ce l'avevo. La trama sembrava già mancare di sostanza. Però c'era Ji Chang Wook, attore che apprezzo moltissimo, e speravo davvero di ricredermi, magari già dopo i primi episodi. E invece...
Invece no.
Qualche nota positiva c'è, e a volte è contemporaneamente negativa. Se da una parte l'ambientazione è diversa dai soliti drama, alla lunga stufa. E 16 episodio sono lunghi da trascorrere tra immersioni subacquee, previsioni meteo e i cortili di un piccolo paesino. Se Seul rappresenta la frenesia, Samdal-ri è un luogo placido e tranquillo, molto placido e molto tranquillo. Senza pretese, con il suo piccolo, ripetitivo e ordinario quieto vivere.
La trama ruota attorno al ritorno di Sam dal, autoesiliatasi per anni a Seul, e ora pronta a partire alla riscoperta di sé stessa. In realtà, il suo personaggio non mostra una particolare evoluzione e ciò che costituisce l'ostacolo che la coppia protagonista deve fronteggiare sono sostanzialmente il padre di lui, ostile alla relazione e in balia di un lutto che non riesce a superare, e la madre di lei, che con la sua boa a fiori tiene sostanzialmente ancorato Cho Yong-pil all'isola. Tutto qua.
Tasto dolente è proprio lui Yong pil: un personaggio inconsistente, un bravo ragazzo così esagerato da risultare tonto, più che sincero e genuino. Ed è stato davvero un colpo basso vedere un attore con il potenziale di Ji Chang Wook sprecato - e sottolineo sprecato - in un ruolo/drama che offre davvero così poco. Un attore tra i miei preferiti, ma i cui capolavori come Healer, K2 e Suspicious Partner sembrano ormai vecchi ricordi se paragonati agli ultimi lavori, dove finisce a rivestire i panni di protagonisti poco performanti in drama costruiti su sceneggiature che sembrano fin da subito non voler lasciare il minimo segno. Al contrario, ho apprezzato l'attore che interpretava il padre di Yong-pil, e anche la madre di Sam-dal (la mitica e indimenticabile Ahjumma di Healer).
La serie, dicevo, procede con quelli che vorrebbero essere dei piccoli colpi di scena ma che in realtà trasmettono ben poco, e si avvia verso un finale che lascia ancora qualche flebile speranza di veder decollare qualcosa, per poter dire che tutto sommato ne è valsa la pena di vederlo, tra alti e bassi. E invece no, nemmeno quello. L'ultimo episodio, se possibile, riesce solo a peggiorare la situazione: la tanto attesa mostra di Sam-dal si risolve in modo quasi frettoloso, certo i soggetti delle foto erano scontati, ma confidavo almeno in qualcosa di più toccante - mi sono chiesta per molte puntate che fine avrebbe fatto quel filo rosso, e invece è tornato ad essere una banale sciarpa inquadrata quasi per caso per una manciata di secondi - e gli stessi protagonisti e personaggi secondari sembrano non averla vissuta, figuriamoci chi sta dall'altra parte dello schermo e dovrebbe emozionarsi per riflesso. La puntata finale si consuma, minuto dopo minuto, nell'attesa di qualcosa che non ci sarà: le varie coppie si ritagliano una fetta dell'episodio per concludere le singole vicende, e ai protagonisti non resta che una breve, brevissima scena a dir poco insulsa. E sembra uno scherzo di cattivo gusto, ma lo spettatore a una certa non può che rassegnarsi al fatto che no, non c'è davvero nient'altro. E' tutto lì. Insipido e sbrigativo.
Qualcosa di apprezzabile, qua e là, c'è. Qualche spunto, qualche riflessione, qualcosa c'è. Ma è un qualcosa che doveva fare da perno centrale, mentre invece restano piccoli momenti che emergono da una trama spesso soporifera. Un drama superfluo, del quale non si sentiva la mancanza.
Invece no.
Qualche nota positiva c'è, e a volte è contemporaneamente negativa. Se da una parte l'ambientazione è diversa dai soliti drama, alla lunga stufa. E 16 episodio sono lunghi da trascorrere tra immersioni subacquee, previsioni meteo e i cortili di un piccolo paesino. Se Seul rappresenta la frenesia, Samdal-ri è un luogo placido e tranquillo, molto placido e molto tranquillo. Senza pretese, con il suo piccolo, ripetitivo e ordinario quieto vivere.
La trama ruota attorno al ritorno di Sam dal, autoesiliatasi per anni a Seul, e ora pronta a partire alla riscoperta di sé stessa. In realtà, il suo personaggio non mostra una particolare evoluzione e ciò che costituisce l'ostacolo che la coppia protagonista deve fronteggiare sono sostanzialmente il padre di lui, ostile alla relazione e in balia di un lutto che non riesce a superare, e la madre di lei, che con la sua boa a fiori tiene sostanzialmente ancorato Cho Yong-pil all'isola. Tutto qua.
Tasto dolente è proprio lui Yong pil: un personaggio inconsistente, un bravo ragazzo così esagerato da risultare tonto, più che sincero e genuino. Ed è stato davvero un colpo basso vedere un attore con il potenziale di Ji Chang Wook sprecato - e sottolineo sprecato - in un ruolo/drama che offre davvero così poco. Un attore tra i miei preferiti, ma i cui capolavori come Healer, K2 e Suspicious Partner sembrano ormai vecchi ricordi se paragonati agli ultimi lavori, dove finisce a rivestire i panni di protagonisti poco performanti in drama costruiti su sceneggiature che sembrano fin da subito non voler lasciare il minimo segno. Al contrario, ho apprezzato l'attore che interpretava il padre di Yong-pil, e anche la madre di Sam-dal (la mitica e indimenticabile Ahjumma di Healer).
La serie, dicevo, procede con quelli che vorrebbero essere dei piccoli colpi di scena ma che in realtà trasmettono ben poco, e si avvia verso un finale che lascia ancora qualche flebile speranza di veder decollare qualcosa, per poter dire che tutto sommato ne è valsa la pena di vederlo, tra alti e bassi. E invece no, nemmeno quello. L'ultimo episodio, se possibile, riesce solo a peggiorare la situazione: la tanto attesa mostra di Sam-dal si risolve in modo quasi frettoloso, certo i soggetti delle foto erano scontati, ma confidavo almeno in qualcosa di più toccante - mi sono chiesta per molte puntate che fine avrebbe fatto quel filo rosso, e invece è tornato ad essere una banale sciarpa inquadrata quasi per caso per una manciata di secondi - e gli stessi protagonisti e personaggi secondari sembrano non averla vissuta, figuriamoci chi sta dall'altra parte dello schermo e dovrebbe emozionarsi per riflesso. La puntata finale si consuma, minuto dopo minuto, nell'attesa di qualcosa che non ci sarà: le varie coppie si ritagliano una fetta dell'episodio per concludere le singole vicende, e ai protagonisti non resta che una breve, brevissima scena a dir poco insulsa. E sembra uno scherzo di cattivo gusto, ma lo spettatore a una certa non può che rassegnarsi al fatto che no, non c'è davvero nient'altro. E' tutto lì. Insipido e sbrigativo.
Qualcosa di apprezzabile, qua e là, c'è. Qualche spunto, qualche riflessione, qualcosa c'è. Ma è un qualcosa che doveva fare da perno centrale, mentre invece restano piccoli momenti che emergono da una trama spesso soporifera. Un drama superfluo, del quale non si sentiva la mancanza.
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